lunedì, novembre 30, 2009

2009: viaggio nella neo lingua, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad odiare la musica indie*


Da wikipedia
Indipendenza: In certe discipline artistiche, l'indipendenza psicomotrice tra le braccia o tra le quattro membra è essenziale; ad esempio, per la pratica di certi strumenti musicali come la batteria.

Mi sembra sensata questa definizione, almeno più sensata dell’attribuzione di genere musicale al termine indipendente. Forse non tutti sanno che indie viene appunto da independent e non c’entra nulla con gli indiani (d’America o dell’India che siano).
La musica indipendente designa tutto ciò che ruota attorno a etichette di dimensioni piccole o piccolissime.
Aveva un senso forte e se vogliamo segnava una scelta “di campo” fino agli anni ’90, quando i mezzi di produzione musicale erano detenuti essenzialmente da chi poteva permettersi spese considerevoli per studi di registrazione, costosi nastri e tecnici del suono. Come voi ben sapete nel 1990 (ad esempio) non si sarebbe mai potuto registrare un disco nella propria cameretta.
Al di là delle mere considerazione tecniche, però, l’aspetto fondamentale dell’indipendenza nel mondo artistico (musicale, cinematografico, ecc.) riguarda il non scendere a compromessi e si può così riassumere: “Sono indipendente e faccio il cazzo che mi pare, senza che nessuno possa forzarmi a fare cose che non mi piacciono o che non avrei mai pensato di fare, pur di vendere e di guadagnare più soldi possibili”.
Ai nostri giorni questa parola ha perso il significato originario, ma cosa ancora peggiore, ha assunto una pluralità di significati così diversi, per cui, a mio avviso, non ha in pratica più alcun senso in sè; si può tranquillamente trattare tale parola come un puro suono tipo i track, bababum, clokkete tanto cari ai futuristi.
Veniamo agli esempi:
Tre ragazzi (basso, chitarra e batteria) decidono di formare un gruppo, buttano giù delle idee per dei pezzi e alla domanda che musica fate rispondono: ”Indie-Rock”.
Tre ragazzi (computer, basso e synth) decidono di formare un gruppo, buttano giù delle idee per dei pezzi e alla domanda che musica fate rispondono: ”Indie-tronica”
Le etichette, major o minori che siano, in questo contesto non esistono proprio!
Ma la cosa più singolare e se vogliamo contraddittoria (vero e proprio neo-ossimoro) è quella che vede definire indie dei gruppi prodotti da etichette multimilionarie.

*Wow tre citazioni in un colpo solo.

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