lunedì, marzo 24, 2008

Berliner Kindl

Nuovo rapporto, questa volta da Berlino. Visita da turista "povero" per soli 3 giorni e 1/2, volo low cost (=aereoporto per poveri=Schönefeld). Impressioni buone e cattive contemporaneamente, quelle cattive non sono ovviamente sulla città in sé, quella non l'ho vissuta, sono sulla globalizzazione e il suo effetto, il totale schiacciamento delle diversità, l'appiattimento ad usi e costumi unificati per produrre un unico individuo e vendere potenzialmente in tutto il mondo lo stesso prodotto. Quindi a Berlino credo che si possano trovare tutti i franchising possibili. La cosa che mi ha colpito è lo spazio, mastodontiche costruzioni, con architetture spigolose e in moltissimi casi trasparenti per l'80%. Piazze (Potsdamer e Alexander) impressionanti e sconfinate. Collegamenti che ti portano in un lampo da una parte all'altra della città.
E il muro? Il check point Charlie? Attrazioni per turisti, il pezzo di muro che è rimasto a Warschauer Straße divide adesso il nulla, due città un tempo totalmente diverse che sono perfettamente uguali (almeno all'occhio del turista di 3 giorni e 1/2) o che tendono ad essere tali. Ogni tanto una traccia di quello che fu il muro è visibile in svariate parti della città. Gadget dell'ost (est) sono in vendita ai turisti che posano sorridenti con le guardie vestite delle vecchie uniformi o sullo sfondo di un muro che ha perso completamente senso e non è nient'altro che una enorme installazione di arte moderna.

P.S.
Ho letto che la repubblica popolare Cinese è entrata nel WTO (World Trade Organization) nel 2001.

sabato, marzo 01, 2008

Rapporto dalla città delle allucinazioni


Sfatiamo subito un mito, eravamo in 68 (tra chitarre, bassi e batteria), ma se da un lato mi viene da dire purtroppo, dall’altro sono contento per l’Auditorium, che probabilmente ora avrebbe una sala Petrassi completamente sconquassata se su quel palco fossimo stati davvero in cento. Diciamo anche che non hanno preso parte all’evento solo i “migliori chitarristi delle scuole romane”, come il volantino prometteva: un gran numero di musicisti proveniva dalle più svariate nazioni, Svezia, Slovenia ed Inghilterra, ad esempio. Nei tre giorni (26-27 e 28 Febbraio) abbiamo provato tantissimo e con intensità sempre molto alta. Non potrò mai dimenticare il momento in cui ho sentito per la prima volta il suono di tutte quelle chitarre, quando la mattina del primo giorno John Mayer (il nostro direttore) ci ha chiesto di suonare tutte le corde a vuoto e nello stesso momento…

Glenn Branca è stato quasi sempre presente alle prove e in tutti i momenti era pronto ad incitarci e applaudirci (specie alla fine del terzo movimento), fiero di noi e di come abbiamo proposto la sua musica.

“Hallucination City” è semplicemente apocalittica, quattro movimenti (March, Chant, Drive, Vengeance) che partono da un’onda che si propaga tra i musicisti e conducono l’ascoltatore a qualcosa di molto simile al Big Bang intergalattico!

Suonandola avvertivo distintamente un magma che fluiva tra di noi sul palco e schizzava in sala per assalire lo spettatore.

Glenn mi ha “estasiato” con più scene da artista folle (qual è): ha litigato praticamente tutti i giorni con i fonici poiché non erano mai propensi ad alzare i volumi ai livelli criminali che lui pretendeva. Ha letteralmente inseguito un fonico in preda ad un attacco d’ira, è inciampato sul palco cadendo rovinosamente (senza conseguenze, per fortuna) e rialzandosi tranquillo, ancora più scapigliato di prima e pronto a sconvolgere il prossimo.

Grazie Glenn! Grazie per la tua musica.