martedì, giugno 05, 2007

Shellac of North America

Avrei potuto “auto-recensire” i 20 minuti degli “Eddy From The Enot” (che non si esibiscono da ben tre anni) al Macrico, in un giorno forse storico per la città di Caserta, invece una mattinata di pioggia intensa e spietata ha smorzato gli entusiasmi e annullato tutte le iniziative correlate alla festa annunciata per l’ingresso nel parco delle meraviglie, spero semplicemente rinviato.

Avrei potuto mettere qualche foto del luogo in questione e/o dei gruppi che avrebbero dovuto suonare al suo interno, invece vi posto una foto di Steve Albini in una delle sue plastiche pose on stage. E già, perché nonostante l’appuntamento al monumento ai caduti fosse stato fissato (inutilmente) alle 9 del mattino, io ed il mio bassista amico di avventure/sventure abbiamo deciso di andare a Roma il sabato ante-Macrico per assistere ad uno dei concerti a cui non si può mancare (nel mio caso per vedere dal vivo un gruppo che non si può non aver visto all’opera). Il luogo dove si sono svolti i vertiginosi sferragliamenti manco a dirlo è il “Circolo degli Artisti”, che ormai ospita con nonchalance il meglio della musica passata e futura (dei nomi a caso: Mudhoney, Slint, Shellac, Giardini di Mirò ecc.).
Per farla breve ci siamo piazzati a bordo palco, in pole position, prima di tutti, prima anche della Security! Nell'attesa abbiamo ammirato la batteria di Todd Trainer posizionata giusto di fronte a noi e pronta a decollare. I tre sono entrati in scena come se nulla fosse, con la naturalezza di un gruppo rodato (suonano da sempre?!?!): Steve Albini mi ha colpito subito, non solo in quanto Steve Albini (basta inserire il suo nome in wikipedia, credo, e scoprirete le meraviglie di una mente geniale), ma perché era vestito da operaio con tanto di tuta e zip anteriore. Lo stupore in realtà è cresciuto fino a trasformarsi in un enorme punto interrogativo quando la suddetta tuta è stata sfilata senza che nessuno lo notasse (e avrete inteso l’alta considerazione che ho di me stesso). Tolta la tuta ecco partire il trittico: Steve Albini, chitarra e voci sparse, Bob Weston, basso e voci sparse, Todd Trainer, batteria e batteria. La scaletta scorre non curante degli anni, il loro sound è veramente atemporale, vi riporto qualche titolo che serbo in memoria, per i dettagli sulla scaletta chiedete al mio bassista, credo che non vi deluderà: My black Ass, A minute, Song of the Minerals (e i minerali escono tutti dalla chitarra di Steve), Mouthpiece, Spoke e ovviamente Squirrel Song e Copper.

Simpatico il finale: mentre Trainer era intento a picchiare con la classica veemenza (vi dico solo che impugna le bacchette al contrario per cercare di rompere sul serio le pelli!) i due soci hanno iniziato a sottrarre crash, right, timpano, tom, charleston, gran cassa e rullante…FINE

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Luciano. siccome l'anno scorso ci hai dedicato un super-post, non potevo non invitarti di persone a visitare il sito della festa che si farà quest'anno. Mi raccomando, contiamo sulla tua presenza... ;)

Anonimo ha detto...

A proposito di Wikipedia, un estratto dalla free enciclopedia che aiutera' tutti a capire la portata di questo individuo (S.A.) E se non bastasse, anche ai piu profani nomi come Shellac, Bush e Nirvana dovrebbero dir qualcosa.
Ecco il wikiestratto:
[...]Albini è attivo soprattutto come produttore, ma non gradisce questo termine e preferisce essere indicato come recording engineer. Contrariamente a ciò che succede abitualmente, Albini non riceve royalties per le sue incisioni. Albini ha stimato la sua apparizione come tecnico del suono in oltre 1000 album.Secondo Albini, far entrare il produttore nelle sessioni di registrazione distrugge spesso il lavoro del gruppo, in quanto dovrebbe semplicemente occuparsi di risolvere eventuali problemi e di "catturare" il suono migliore, non di controllare l'opera degli artisti dal punto di vista musicale.[...]